lunedì 24 dicembre 2012

La Birra Perfetta - alla scoperta di Microbirrifici, Brewpub e simili di tutta Italia. Più o meno.

Inauguriamo questa sezione per condividere con il mondo le nostre (dis)avventure nella ricerca della Birra Perfetta.

Vi sono archeologi e studiosi che dedicano l'intera vita alla ricerca di un particolare cimelio, di una città perduta, del Santo Graal, il calice che Gesù Cristo utilizzò durante l'ultima cena.
Alla fase di ricerca attiva sul campo però deve precedere un periodo di studio, di acculturamento, di lettura, passato tra biblioteche e musei.
Noi, giovani mastri birrai, ancora con la lettera minuscola, ci poniamo di raggiungere il traguardo della Birra Perfetta, il nostro Santo Graal, per questo abbiamo avviato una fase di acculturamento, con l'unica differenza rispetto ai nostri colleghi archeologi che le nostre biblioteche non contengono libri ma fusti da 25 litri e nei nostri musei non ci sono teche di vetro ma bollitori di acciaio inox.

Terminato questo prolisso, ma giusto, preambolo passo a raccontare una serata un po' particolare, che più che serata possiamo chiamare (dis)avventura.
Partiamo alle 18.00 da Siena, alla volta del Microbirrificio-Brewpub Atlantic Oil di Poppi, in provincia di Arezzo. Ci ero stato qualche estate fa a mangiare la pizza con amici e non avevo potuto fare a meno di gustare la meravigliosa birra ambrata che producono; qualche mese fa invece con gli amici abbiamo avuto modo di assaggiare le loro birre al Tuscany Beer ad Arezzo, era giunto il momento di fare la prima tappa del nostro pellegrinaggio.

Arriviamo verso le 19.45, locale vuoto..."Salve, c'è posto per tre?" "Mi dispiace è tutto pieno, forse abbiamo un posto alle 21.30". Sguardi increduli tra noi. Sulla faccia del Meme appaiono segni di sgomento. Fast mi guarda con occhi di brace..."Ma non avevi prenotato?" "Ehm, no." 
Ma il giovane mastro birraio non si spaventa davanti a nulla e, con la faccia come il fondoschiena, elemosiniamo la prima birra media da consumare al bancone.
Le gentili cameriere, di notevole spessore, ci versano un bicchiere di Resina a testa.

La Resina è una birra ambrata di 6,5° alcolici, con un bel colore, assomiglia proprio alla resina degli alberi delle foreste casentinesi, si beve molto bene, e, al momento attuale è la birra ambrata che in assoluto mi è piaciuta di più. La sua forza è il grande equilibrio : ha il sapore da birra "classica", frizzantezza e alcool giusti e niente sapori dissonanti di spezie esotiche o strane. Se dovessi scegliere tre birre da portare con me su un isola deserta, la Resina sarebbe una di quelle.

L'appetito vien bevendo, e, nell'attesa del posto a sedere degustiamo la seconda birra media, a questo giro io e Meme prendiamo una Bionda, mentre Fast opta per la Solea.

La Bionda è una classica blonde ale di 4,5° alcolici, gusto rotondo, semplicemente buona. Colore un po' torbido e schiuma molto morbida, si può apprezzare bene con una pizza o un bello stinco di maiale arrosto come quelli che (ahinoi) ci passavano sotto gli occhi.

La Solea è invece una bitter ale potente, di colore rosso rubino. 4,6° alcolici, sapore speziato e retrogusto abbastanza amaro. Molto apprezzata da chi ama le birre rosse in generale.
Dopo la dolcezza della Resina però passare alla Solea è un po' fuorviante...idem passare dalla Solea all'assaggio della leggera e delicata Bionda.

A questo punto Francesco, uno dei soci del pub ci riconosce per quello che siamo: alcolizz...ehm mastri birrai, per cui, su nostra richiesta ci illustra la loro sala cottura e l'impianto del birrificio. Una delle loro peculiarità è che le loro birre non rifermentano in bottiglia...anzi, non imbottigliano proprio...diciamo che se vuoi una loro birra da portare via te la versano in una bottiglia direttamente dalla spina. Questo consente al prezioso nettare di mantenere inalterate le sue proprietà per non più di un giorno, massimo due. Mmm...esclusiva...
Francesco ci racconta un'altro fatto che ci soprende...non fanno in tempo a far maturare un mese la birra che è già finita. Quattro fermentatori, ognuno da 250 litri. In un mese è un bel ritmo...
La birra viene poi versata in fusti e fatta arrivare alle spine per caduta dal piano superiore. Ah già, l'impianto è tutto ubicato su un soppalco, in cima a delle scalette senza nemmeno una catenina, una transenna.

La fame prende il sopravvento, nessun tavolo si libera, per cui la decisione estrema. Andiamo a mangiare un panino alla porchetta in un locale vicino...annacquato da un'orrenda ma sempre fedele Moretti da 66. Il passaggio dalla birra artigianale alla birraccia commerciale di granoturco è traumatico. Fast si lamenta e afferma che non berrà nemmeno una goccia. Mangiato l'ottimo panino taglia XL e sgonfiate le tre bottiglie ci si pone davanti l'ardua decisione. Tornare verso casa?
"Ragazzi, abbiamo fatto 118 km, torniamo all'Atlantic Oil!". Applausi e ovazioni. Torniamo al pub.

Entriamo di nuovo. Un tavolo si è liberato. Miracolo.

Ordiniamo un'altra Resina a testa e ci sediamo. Meme e Fast, ciccioni, non resistono al profumino che viene dalla cucina e prendono un piatto di polenta fritta ciascuno, rispettivamente ai funghi e al sugo.

Dalla porta di servizio entra in sala un signore, sulla 60ina, che ricordo di aver visto alla degustazione ad Arezzo.
E' il proprietario e Mastro Birraio.
"Buonasera e grazie per produrre la Resina!" Gli dico al volo mentre si avvia a passo svelto per la sala.
"Grazie a voi di berla!" la sua risposta. E' già il nostro mito.
Si ferma al nostro tavolo e ci presentiamo per gente capace, del settore, mentendo spudoratamente.
Ci racconta la storia dell'Atlantic Oil, che prende il nome dall'omonima poesia di Cesare Pavese, ma soprattutto si ferma con noi a parlare della produzione della birra artigianale, della filtrazione, dell'impianto, degli "integralisti " della birra, della legge di purezza delle birre tedesche e molto altro.

Noi contribuiamo nella nostra umiltà a fare commenti sulle nostre esperienze di homebrewing, sulla differenza tra pallet e pellet di luppolo, sulla voracità di Fast nell'assaggiare ogni scarto della produzione di birra, sull'ottima selezione delle cameriere.
Ci sbilanciamo, chiediamo la ricetta della Resina. Scappellotti del proprietario al Meme, sempre meritati, che afferma "Ahaha, nemmeno lui sa come la  fa!" 

Decidiamo di provare anche la Birra di Natale e la Gotica. Io mi fermo qui, in teoria dovrei essere il guidatore sobrio designato.

La Gotica è una stout, da 6,5° alcolici. Ottima con i dolci (vorrei provare a berla col tiramisù), bella corposa. Nera come la notte, ma non fa paura. Fast la butta giù come fosse acqua.

La Birra di Natale invece è una birra speziata, di colore rosso scuro e dal sapore bello carico, 7,5° alcolici.
Mi piace pensare che anche Babbo Natale, prima di uscire con la slitta, ne beva una pinta per scaldarsi.

La conversazione volge al termine. Due ore e mezzo di cultura. Salutiamo tutti, come se li conoscessimo da sempre e ritorniamo verso casa.

243 km, 3 mastri birrai con la lettera minuscola, 1 Mastro Birraio con la lettera maiuscola, un panino con la porchetta, 2 litri e mezzo di birra.

Che serata, la Birra Perfetta è sempre più vicina.
E quando l'avremo prodotta ve la faremo assaggiare.




P.S. Come al solito siamo veramente maleducati, dopo 2 ore di conversazione non ci siamo nemmeno presentati e non sappiamo il nome del proprietario. Beh, piacere, Winnie, Meme e Fast.











1 commento:

Unknown ha detto...

hai omesso ke ci ha offerto anche 4 birre!!!